Consigli utili
Il marmo è vivo.
Si tratta di una roccia metamorfica composta prevalentemente da carbonato di calcio che, essendo naturale, respira e traspira. La pulizia di questo materiale richiede una particolare attenzione dal momento che, per la sua conformazione porosa, viene danneggiato dall’utilizzo di prodotti contro il calcare o di altre sostanze acide.
Il marmo, così come il granito e altre pietre naturali, è infatti particolarmente assorbente dunque per la pulizia sono sufficienti l’utilizzo di acqua calda, detergenti neutri e panno morbido, mantenendone così lo splendore e le caratteristiche originarie.
Nonostante un occhio inesperto possa confondere alcune tipologie di materiale, queste due pietre naturali sono profondamente diverse dal punto di vista chimico e fisico. Il marmo è infatti carbonato di calcio, mentre il granito è un composto che è formato in maggior parte da quarzo e silicati e che, a seconda della zona di estrazione, può contenere anche percentuali variabili di metalli che ne influenzano la colorazione. Questo rende il granito un materiale estremamente duro e compatto, soprattutto contro azioni abrasive: non è un caso che, fino a tempi recentissimi, fosse la scelta in assoluto migliore per ambienti esterni proprio in virtù della sua resistenza.
Il materiale comunemente definito “pietra” è in genere un’arenaria e quindi è un composto diverso dal carbonato di calcio ma, nonostante questo, possono essere utilizzate le stesse regole di mantenimento del marmo con alcune accortezze aggiuntive. La pietra è ancor più sensibile all’azione corrosiva di acidi e basi, oltre ad avere la tendenza a sfaldarsi “sfogliandosi” nel tempo, dunque per la pulizia sono sufficienti l’utilizzo di acqua calda, detergenti neutri e panno morbido. Impedire del tutto lo sfaldamento è praticamente impossibile, perciò è necessario accettare il compromesso di avere una pietra che nel tempo respira, invecchia e si deteriora, esattamente come un essere vivente.
Prima di programmare qualsiasi intervento è bene capire il tipo di problematica anche se, nella maggior parte dei casi, una perdita di lucentezza è determinata da due fattori: l’attrito meccanico o la corrosione. Il primo caso fa riferimento a graffi, a abrasioni o anche solo al calpestio prolungato nel tempo, con la lucentezza che può essere ripristinata attraverso l’utilizzo di apposite cere o di trattamenti auto-lucidanti che in alcuni casi nascondono graffi più superficiali. Nel caso di corrosione o danneggiamento meccanico grave, invece, è di solito indispensabile l’intervento in loco di un tecnico con l’utilizzo di macchine specifiche.
Non esiste una risposta universale a questa domanda su cui influiscono pretese e aspettative del cliente. I materiali che più vengono utilizzati sono il grès a 12mm e il quarzo ricomposto a 20mm: entrambi sono ottime scelte, laddove il primo ha la propria forza nell’immutabilità del colore e nella resistenza al calore, mentre il secondo fa affidamento sulla compattezza e sulla flessibilità donate dal suo composto di resina.
Il granito è una soluzione che unisce pregio, solidità strutturale e grandissima resistenza a tutti gli agenti che si trovano comunemente in cucina. Il marmo ha invece caratteristiche che lo rendono molto idoneo, seppur necessiti di maggior manutenzione rispetto agli altri materiali. Per le loro caratteristiche tendiamo infine a sconsigliare travertino e pietra perché, se non processati in specifici modi, rischiano maggiormente corrosioni, graffi e rotture.